Nell’aria rarefatta degli uffici direzionali, i numeri e i diagrammi di sintesi non possono mostrare il sudore speso, l’intelligenza applicata all’abilità, l’intuito, le sorti avverse e quelle propizie: il coraggio di una professione che ogni volta che tenti di ridurre ad un numero si rivela indomabile e beffarda.
Oggi, anche i più convinti sostenitori dell’automazione della vendita, del contest vincente e dei social prenditutto, ammettono (a denti stretti) che la capacità di vendere e stabilire una buona relazione umana con i clienti è sempre più preziosa.
Le innovazioni sono indispensabili (e Teveco è protagonista con il proprio digital workplace), ma il fattore umano fa ancora la differenza. Forse, più di prima. Sia nelle relazioni personali che nella nell’utilizzo degli strumenti digitali.
A parità di potenzialità e di prodotti, in ogni azienda vi sono aree commerciali molto produttive ed altre molto meno. Anche qui la differenza la fanno i venditori e le loro competenze. L’azienda deve possedere un “sentiment” che la identifichi e la sostenga con relazioni umane autentiche con i clienti.
L’innovazione digitale deve essere un fattore competitivo determinante e totalmente sincronizzato con i ritmi quotidiani della vendita: il lavoro di vendita e il digitale devono costituire un connubio felice, pena la perdita di competitività e investimenti.
Abituati a segmentare i consumi, a categorizzare stili sociali e abitudini comportamentali, dimentichiamo che il nostro cliente reale non corrisponde mai ad un diagramma o ad un algoritmo, per quanto sia comodo sostenerlo.
Dimentichiamo che è il venditore l’anello di congiunzione con il cliente e si finisce con il comprimere retribuzioni e/o formazione, ritrovandoci fatalmente collaboratori demotivati e blandamente formati.
Ricordiamo sempre che la differenza tra una rete di vendita che funziona e una che ristagna sono le persone che corrono! Nella loro interezza umana e professionale.
Corri corri venditore, anche oggi non ti sarà riconosciuto il sudore! 😉