Il parlare con franchezza sembra essere diventato estraneo alla comunicazione quotidiana. Dire ciò che si ritiene vero e dirlo con grazia è un dono e una meraviglia per chi ha la fortuna di ascoltare.
Riportiamo un estratto da “L’ermeneutica del soggetto” di Michel Foucault. (Feltrinelli Editore) dedicato alla “parresìa, il parlar franco”.
< Dire quello che si pensa, pensare quello che si dice; far sì che il linguaggio sia in accordo con il comportamento.
“Se fosse possibile, preferirei lasciarti vedere i miei pensieri, piuttosto che tradirli per mezzo del linguaggio. (…) Ma una cosa mi sta a cuore più di ogni altra, vale a dire farti comprendere che tutto quel che mi capiterà di dire, lo penso, e che non solo lo penso, ma anche lo amo.
(…) Il malato, non va alla ricerca di un medico dotato di eloquenza. E tuttavia, se dovesse capitare che un uomo capace di guarire, sia anche in grado di parlare con grazia del trattamento da intraprendere, il malato non potrà che rallegrarsene.” (Seneca, lettera 75 a Lucilio ndr.)
(…) L’utilità del parlar-franco nell’ambito dell’animi negotium, dovrà avere come obiettivo finale quanto segue: quello che avremo ascoltato, non potremo accontentarci di custodirlo da qualche parte nella memoria, grazie al ricordo di quanto sia bello. Occorre invece imprimerselo, scolpirlo nel nostro spirito, in modo tale che, quando ci troveremo in una situazione che lo richieda, potremo agire nel modo necessario.
È sulla base della prova che potremo stabilire l’efficacia e l’utilità della parola ascoltata, di quella parola cioè che ci è stata trasmessa per mezzo della parresìa. >
La formazione comportamentale è una pratica antica e tenerlo presente ci permette di stare un passo avanti.
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